IT
L’obiettivo di questo articolo è quello di tracciare dei paralleli tra la questione della lingua italiana e gli odierni dibattiti che riguardano la globalizzazione linguistica. L’analisi identifica delle similitudini fra i due fenomeni i quali, nonostante siano di dimensioni diverse e appartenenti a periodi storici diversi, presentano una simile natura. Evidenziando l’importante nesso fra lingua e cultura, la presente osserva la standardizzazione linguistica come un processo che può avere conseguenze deleterie sulla diversità culturale. Considerando l’ascesa della variante fiorentina al trono di lingua nazionale un processo motivato da pretese egemoniche piuttosto che dall’efficacia comunicativa, l’articolo tenta di dimostrare che la standardizzazione linguistica non è sempre vantaggiosa e che, piuttosto che offrire risultati che incoraggino l’eguaglianza può, piuttosto, perpetuare delle attitudini oppressive preesistenti. Quest’analisi, pur se caratterizzata da sottotoni di natura ecolinguistica, valuta i rischi e i benefici dei possibili esiti del bisogno di una globalizzazione linguistica: l’elezione di una lingua ausiliare (ad es., l’esperanto) come lingua franca globale; la presa del potere da parte di una lingua naturale (come l’inglese) o di versioni modificate di una lingua naturale (il Basic English o il latino sine flexione); la deculturalizzazione/destoricizzazione di una lingua esistente (riferendosi alla ricerca di Anna Wierzbicka sul metalinguaggio semantico naturale). Riconoscendo ed esplorando i risultati della “questione della lingua italiana” e comparandola ai dibattiti odierni sulla globalizzazione linguistica, si possono fare importanti generalizzazioni su questo tipo di processi e sulle possibili conseguenze da essi causate.
EN
This article aims to create parallels between the Italian Questione della lingua and modern- day debates on linguistic globalization. In doing so, it identifies some important commonalities between the two phenomena which, though of different magnitude and occurring in different historical circumstances, are quite analogous in nature. By highlighting the important nexus between language and culture, this analysis observes linguistic standardization as a process that can have deleterious consequences on cultural diversity. By considering the ascension of a Florentine-based variety to the status of national language in Italy a process encouraged by hegemonic aspirations rather than motivated by objectives of communicative efficiency, this work attempts to show how linguistic standardization is not always beneficial, and that, instead of having levelling or equalizing effects it can, instead, continue to perpetrate oppressive trends. The article, though characterized by eco- critical undertones, weighs both the risks and benefits of the various possible outcomes of the need for linguistic globalization: the designation of an artificial language (namely, Esperanto) as a global lingua franca; the takeover of an existing natural language (such as English) or of modified versions of natural languages (Basic English, Latino sine flexione); the deculturalization/dehistoricization of an existing language (Anna Wierzbicka’s research on Natural Semantic Metalanguage). By exploring and acknowledging the aftermath of the Italian Questione della lingua, and comparing the Questione to current debates on linguistic globalization, one can make important generalizations and observations on such processes and their potential consequences.