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2024 | 15.1 | 45-63

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Dalle prime attestazioni al persistere di alcuni (pre)giudizi su una lingua e una modernità incomprese

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From the First Instances to the Persistence of Some (Pre)judgments on Grazia Deledda’s Misunderstood Language and Modernity

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La lettura di alcune delle prime recensioni e scritti critici sulle opere di Grazia Deledda (ad esempio quelli di Dino Mantovani) permette di capire quanto vengano da lontano vari pregiudizi circolati a lungo su di lei e sulla sua scrittura. In particolare quelli sul suo “cattivo” italiano (una lingua “spampanata”, diceva Emilio Cecchi) hanno generato il luogo comune che vedeva un notevole miglioramento nelle sue opere quando tradotte in altre lingue. Ciò è forse alla base della maggiore fortuna (in particolare di critica) di cui Deledda sembra aver goduto a lungo più all’estero che in Italia. Solo di recente alcuni giovani studiosi italiani (e non sardi) si sono avvicinati agli studi deleddiani, mentre in Sardegna (in un’isola nel passato non esente da uno sguardo molto critico verso G. Deledda) ormai da anni si è cominciato a lavorare seriamente sulla scrittrice, scoprendone tutta la precoce modernità. Una modernità a suo tempo mal compresa e soprattutto considerata inopportuna da un mondo letterario pettegolo e invidioso, oltre che misogino, come quello rappresentato dalla stessa Deledda in alcuni dei suoi romanzi e novelle. E chi si limita a citare il romanzo pirandelliano Suo marito come possibile responsabile del dilagare di giudizi negativi sulla scrittrice, se non ha letto Nostalgie di G. Deledda non si rende conto di quanto proprio Nostalgie (pubblicato nel 1905) possa avere in qualche modo suggerito o rafforzato in Pirandello l’idea di rappresentare ironicamente e negativamente quello stesso mondo letterario mediocre e limitato nel proprio romanzo. Più in generale, occorrerebbe leggere tutte le opere di questa scrittrice (e non solo quelle ambientate in Sardegna) per poterla apprezzare e comprendere meglio.
EN
Some of the first reviews of and critical writings on Grazia Deledda’s works can help us realise how long prejudices about Deledda and her writing have persisted. The prejudiced dismissal of her ‘bad’ Italian generated the cliché notion that her works notably improved in translation. This was perhaps one reason why Deledda seems to have longer enjoyed greater critical acclaim and more popularity with readers abroad than in Italy. Only recently have some young Italian (and non-Sardinian) scholars begun to study Deledda, while in Sardinia there has been new, robust research on her, illuminating all her precocious modernity. This modern approach was little understood in the 20th century and above all was denounced by the gossipy, envious, and misogynistic literary world, which Deledda herself depicted in some of her novels and short stories. While Pirandello’s novel Suo marito tends to be cited as possibly responsible for spreading negative judgments about Deledda, those who have not read her Nostalgie (1905) will not grasp how much this book may have suggested or reinforced Pirandello’s own ironic and negative representation of that same mediocre and limited literary world in his novel. More generally, to appreciate Deledda, one must read all her works, rather than only those set in Sardinia.

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45-63

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2024

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  • Università di Cagliari, Italia

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34670894

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