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2006 | 004 | 161-171

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Topos złotego wieku w literaturze włoskiej: Dante, Tasso, Parini

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Il topos dell'eta. Dell'oro nella letteratura italiana: Dante, Tasso, Parini

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La reinterpretazione dell’antico mito dell'età dell'oro nelle principali opere di tre grandi poeti italiani, Dante, Tasso, Parini, è conforme alle tendenze ideologico-estetiche dominanti nelle epoche che loro rappresentano, rispettivamente il medioevo, tardo rinascimento e illuminismo. Nella Divina Commedia di Dante la visione del mondo è sottoposta ad un codice simbolicoreligioso. La metafora del viaggio ultraterreno riguarda un'esperienza del tutto particolare che conduce alla comprensione del senso profondo della vita umana nell'ottica cristiana della salvezza. Non solo la vita di ogni singolo individuo è la figura tangibile della sua condizione post mortem, ma il metodo analogico nella ricerca del senso ultimo della realtà riguarda anche la cultura, compresi i suoi grandi miti, tra cui quello dell'età dell'oro. Nel nostro poema il concetto di felicità collegato ad esso e al topos di locus amoenus che ne deriva viene reinterpretato nel senso biblico e cristiano. I moduli espressivi con cui è delineato negli autori pagani, soprattutto nel primo libro delle Metamorfosi di Ovidio, il paesaggio mitico, vengono riecheggiati nella descrizione del Paradiso Terrestre (Purg. XXVIII), anche se Dante è spiritualmente lontano da Ovidio. Il suo spazio, infatti, è fortemente eticizzato. La perfezione del luogo consiste nell’assoluta armonia tra vari elementi della natura. In Dante è implicita l’idea che la felicità non si raggiunge senza pace, né per l’uomo singolo, né per l’umanità. Ma c'è là anche un altro accostamento: tra la montagna del Paradiso Terrestre e il Monte Parnasso, simbolo dell'ispirazione poetica. Con ciò egli lascia intendere che le visioni degli autori antichi comprendevano le verità a loro sconosciute. Così i grandi poeti del passato pagano sarebbero i precursori del concetto di paradiso. Tutt'altro significato assume il suddetto topos nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, dove esso diventa il simbolo dei valori edonistici, della momentanea vittoria dei sensi sulla razionalità dei valori cristiani. Il giardino della maga Armida (canto XVI), creato da lei tramite un incantesimo, diventa un falso Eden, dove l’eroe cristiano Rinaldo si illude di trovare la felicità. Il suo seducente splendore è colto attraverso le sensazioni visive e uditive che mettono in rilievo anche il suo carattere arteffatto e ne fanno il simbolo dello smarrimento morale. In una prospettiva più ampia, con questo episodio del racconto tassiano, all’edonismo rinascimentale vengono contrapposti gli ideali cristiani propagati dalla Controriforma. La rievocazione del motivo mitico dell'età dell'oro nel poema didattico Il Giorno di Giuseppe Parini fa parte della polemica antinobiliare, tema ricorrente nell’illuminismo. Tramite la cosiddetta favola del Piacere (seconda parte del poema, Il Mezzogiorno), il narratore-precettore di un giovane aristocratico, „degno” rappresentante della propria classe, moralmente corrotta, ignorante e dedita ai piaceri, intende spiegare, in un discorso ironico-parodistico, l'origine della disuguaglianza sociale per rivelarne l’inconsistenza. La divisione della società primitiva in una parte „migliore” (nobili) e „peggiore” (plebe) è in questa favola dovuta all’intervento degli dei il cui unico movente sarebbe il capriccio. L’ironica conclusione sarebbe che il raggiungimento della felicità (concepito come edonistico abbandono al piacee) è possibile solo nell’ambito della disuguaglianza tra gli uomini.

Keywords

Year

Issue

004

Pages

161-171

Physical description

Dates

published
2006

Contributors

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Document Type

Publication order reference

Identifiers

Biblioteka Nauki
19233664

YADDA identifier

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