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Tutti i giorni, nella liturgia, la Chiesa chiede perdono per i peccati dei suoi figli. La si capisce quando si tratta del passato, di atti e comportamenti che nella loro epoca hanno riscosso un assenso abbastanza ampio – sia pure sotto forma di passività – e, il cui ricordo resta impresso nella memoria di un gruppo come una ferita. Le ferite della memoria causano diffidenza e incomprensione, e impediscono che venga riconosciuto il vero volto della Chiesa. Infatti la Chiesa, che è santa, si presenta con tutta la sua storia, una storia segnata anche dai peccati dei suoi figli. La Chiesa che riconosce come propri i suoi figli peccatori, fa penitenza per i peccati che essi – e non lei, in ciò che propriamente la costituisce – hanno commesso. Nella sua realtà più profonda, la memoria della Chiesa è memoria della parola di Dio. E’ dal punto di vista di questa memoria profonda che la Chiesa osserva il proprio cammino nella storia ed emette su di esso un giudizio di discernimento critico. La Chiesa si ricorda simultaneamente di ciò che essa è in virtù della sua incorporazione a Cristo e del comportamento dei suoi figli.