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EN
The article presents some texts from manuscript 2284 stored at the Jagiellonian University Library in Krakow, titled "Księga Kabał Królowej Sobieskiej" (The Kabbalah Book of Queen Sobieska). It is a collection of unpublished texts about magic, Kabbalah, and astrology, collected by Maria Casimira Sobieska herself during her long sojourn in Italy (1699–1714). Some of the manuscript’s texts were written in Italian, most likely in Venice at the end of the 17 th century, and signed by a certain Andrea Valetta, a citizen of the Most Serene Republic. Some of these texts concern natural magic, and others, Kabbalah: "Acqua simpatica per scivere [sic] da lontano, Per fare l’acqua ardente, A’ far la scrittura simpatica, and Altra Acqua simpatica" (104r–105v); "Modo di scrivere in Zifra senza dar sospetto di Zifra and Tabella della prima scienza numerica" (100r); "Seconda scienza numerica" (100v–101v); "Trattato Per estrarre il nome del Genio" (106r–113r); "Regole di Cabala di Salomone Imparatale divinam[ente] da Dio "(216r–222v). The work shows how, in the texts on natural magic, Valetta follows Giovanni Battista Della Porta’s theory and approach to natural magic. In the texts on Kabbalah, although he considers Kabbalah from a Christian point of view, like Pico della Mirandola, he ignores mystical and spiritual aspects—which, in Pico, are most important—focusing on practical and prophetic aspects.
IT
Il contributo presenta alcuni testi contenuti nel manoscritto 2284 conservato alla Biblioteca Jagellonica di Cracovia, conosciuto come "Księga Kabał Królowej Sobieskiej" (“Il libro della Cabala della Regina Sobieska”). Si tratta di un insieme di testi inediti a carattere magico, astrologico, cabalistico, raccolti da Maria Casimira Sobieska, durante il suo lungo soggiorno in Italia (1699– 1714). Tra questi ve ne sono alcuni redatti in italiano, molto probabilmente a Venezia, da un abitante della Serenissima che si firma come Andrea Valetta, la cui mano si riconosce in diversi testi. Alcuni di essi riguardano la magia naturale, altri la dottrina cabalistica: "Acqua simpatica per scivere [sic] da lontano, Per fare l’acqua ardente, A’ far la scrittura simpatica, Altra Acqua simpatica" (104r–105v); "Modo di scrivere in Zifra senza dar sospetto di Zifra; Tabella della prima scienza numerica" (100r); "Seconda scienza numerica" (100v–101v); "Trattato Per estrarre il nome del Genio" (106r–113r); "Regole di Cabala di Salomone Imparatale divinam[ente] da Dio" (216r–222v). L’articolo dimostra come, nel primo caso, l’autore segua gli insegnamenti di G.B. Della Porta e il suo approccio alla magia naturale, mentre nel secondo, pur condividendo con Pico della Mirandola l’interpretazione cristiana della Cabala, ne ignori gli aspetti mistici e spirituali, privilegiando quelli pratici e divinatori.
EN
The article explores the problem of the representation of Venice in Jarosław Iwaszkiewicz’s poetry, starting from the short series “Tram Tickets,” from the mid-1920s, to the masterful “Ode on the Destruction of Venice,” a true farewell and poetic testament of the writer. This study seeks to define the characteristics of the city’s genius loci, tracing the relationships between romantic historicism, perceptual poetics, and the decadent aestheticism of Iwaszkiewicz. For the poet, Venice constituted a complex palimpsest where every added word necessarily had to be negotiated with a complex and cumbersome tradition of texts and images; every attempt to define the nature of the city implied a Sisyphean effort to find a pure and non-conditioned look. For this reason, he was convinced that Venice could be described only indirectly, through the rhetorical tools—similes, synaesthesia, metaphors —offered by poetic language. Iwaszkiewicz’s representation of Venice appears to be rooted in particular in the modernist tradition and in its complex network of cultural and symbolic references. The essay highlights the influence of John Keats and Aleksandr Blok, as well as the specific interpretation of the figures of Endymion and Salome, symbols of eternal youth and beauty, the myths on which the poetics of the Polish writer was based. Among all the cities that are reflected in Iwaszkiewicz’s works, Venice is the one that best expresses his conception of the crisis of European civilisation, awareness of the end of a historical period, and hope of a future palingenesis.
IT
L’articolo affronta il problema della rappresentazione di Venezia nella produzione lirica di Jarosław Iwaszkiewicz a partire dalle brevi poesie del ciclo “Biglietti del tram”, della metà degli anni Venti, sino all’Ode sulla distruzione di Venezia, scritta alla fine della sua vita, vero e proprio commiato e testamento poetico dello scrittore. Nello studio si cerca di definire le caratteristiche del genius loci della città, tracciando i rapporti tra lo storicismo romantico, la poetica percettiva e l’estetismo decadente dello scrittore. Per Iwaszkiewicz, Venezia si poneva come un complesso palinsesto dove ogni parola aggiunta doveva necessariamente venire negoziata con una complessa e ingombrante tradizione di testi e di immagini, ogni tentativo di definizione implicava la fatica sisifea di ritrovare uno sguardo puro, originario, non condizionato. Per questa ragione era convinto che Dario Prola 196 Venezia potesse venire descritta al meglio solo in modo indiretto, attraverso gli strumenti retorici - similitudini, sinestesie, metafore - offerte dal linguaggio poetico. La rappresentazione di Venezia di Iwaszkiewicz appare radicata in particolare nella tradizione modernista e nella sua complessa rete di riferimenti culturali e simbolici. Nel saggio si mette in evidenza l’influenza di John Keats e di Aleksandr Blok, la specifica interpretazione delle figure di Endimione e di Salomè, simboli dell’eterna giovinezza e della bellezza, i miti su cui si fondava la poetica dello scrittore polacco. Tra tutte le città che trovano espressione nella sua letteratura, Venezia è quella che meglio esprime la sua concezione della crisi della civiltà europea, la consapevolezza della fine di una fase storica, la speranza di una prossima palingenesi.
EN
The essay provides all available data useful for the discovering of an up-to-now lost text by Paolo Paruta (Venice, 1540-1598), the Risposta [Reply] to Lettera XXX by Pseudo-Dante, a fake letter published in 1547 by Florentine Anton Francesco Doni, in order to arouse a bitter anti-Venetian controversy. New evidence shows that one copy of Paruta's Risposta lay in Gian Vincenzo Pinelli library (located in Padua). In fact, Paruta and Pinelli shared a lot of interests and friends in the middle and late 16th century Padua and Venice.
IT
Il saggio presenta tutti i dati disponibili utili al ritrovamento di un testo per ora fantasma, quale la Risposta di Paolo Paruta (Venezia, 1540 - 1598) alla Lettera XXX dello pseudo-Dante, falso d’autore editando il quale nel 1547 il fiorentino Anton Francesco Doni scatenò una violenta polemica politica anti-veneziana. Nuove ricerche dimostrano come nella celebre biblioteca padovana di Gian Vincenzo Pinelli fosse conservata una copia della Risposta. Paruta e Pinelli, infatti, condividevano molti interessi e conoscenze negli ambienti della Padova e della Venezia del Secondo Cinquecento.
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