Il ruolo del cappellano ospedaliero nella malattia e nella sofferenza con una particolare attenzione per la problematica connessa ai pazienti afoni. Il mondo dei malati e dei sofferenti costituisce un ambiente eccezionale. Ciò deriva dal fatto che il malato che l’uomo colpito dalla malattia inizia a scorgere quei valori della vita non sempre visibili a chi è sano. Altrettanto accade alle persone con problemi di afonia, ossia ai pazienti che hanno subito una laringectomia totale o parziale nonché a quanti hanno perduto l’uso della parola in seguito a traumi psicologici. Molti di essi necessitano non solo un sostegno psicologico ma anche, e forse soprattutto, spirituale. In tali circostanze un grande ruolo spetta al cappellano, il quale dedicando il proprio tempo e le proprie predisposizioni ascolta e risponde alle loro necessità. Chinandosi sulla loro angustia, ha tentato di capire la situazione specifica in cui ciascun malato è venuto a trovarsi. Non prestando particolare attenzione alle volte in cui la persona con afonia abbia dimostrato di non desiderare il contatto, con piena pazienza e comprensione il cappellano dovrebbe fare il possibile per intraprendere un dialogo certo difficile da svolgere verbalmente ma affatto impossibile. Una conversazione caratterizzata da comprensione ed empatia, sebbene a volte possa rivelarsi gravosa e imbarazzante, può aiutare non solo a restaurare l’equilibrio spirituale e psichico, ma anche ad accettare il sostegno durante gli sviluppi successivi della terapia. Lo scopo del presente contributo è quello di dedicare una particolare attenzione alla necessità e all’importanza dell’opera prestata dal cappellano ospedaliero a favore dei pazienti laringectomizzati, il cui ruolo consiste tra l’altro nel raggiungere il cuore e la mente di pazienti spesso refrattari e amareggiati nonché nell’aiutare ad accettare la malattia ed ogni sua conseguenza.
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