Nell’arco della storia delle celebrazioni liturgiche, effettuate nella Chiesa autorizzata da Gesù a proclamare la parola di Dio e amministrare i sacramenti in tutto il mondo, si è svolto un cambiamento della pratica di celebrare la cresima e – in consegenza – del modo di intenderla e interpretarla pastoralmente. Infatti, dall’imposizione delle mani degli apostoli mandati in una città della Samaria, per stenderle sui neofitiinsegnodelcompimentodell’opera iniziata con il loro battesimo, amministrato dal diacono Filippo, si è passato nella storia della liturgia della Chiesa occidentale all’uso dell’olio con cui nel periodo precedente il vescovo cospargeva il capo dei cresimandi, ora invece unge con esso la loro fronte, segnandola con il segno della croce. Dalla pratica di cresimare i neofitisubitodopoilbattesimo e prima della loro partecipazione all’eucaristia, si è passato a cresimare i cristiani già ammessi all’eucaristia, provocando in tal modo uno spostamento nell’interpretazione teologica del sacramento studiato. La Chiesa di oggi rimane erede di questi cambiamenti, interpretando ancora e praticando la cresima come sacramento della maturità cristiana. Nell’articolo sopra presentato si è voluto documentare i passaggi avvenuti nella storia delle celebrazioni liturgiche e nel pensiero teologico-sacramentario della Chiesa, attraverso il riferimento alle adeguate testimonianze bibliche, patristiche e liturgiche.
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