Il dono totale di sé a Dio, ha sempre avuto come conseguenza una rinuncia a tutto ciò che potrebbe rendere meno radicale l’imitazione di Cristo povero da parte del religioso. Da questo si comprende l’importanza del canone 600 CIC/1983 che tratta del consiglio della povertà evangelica. L’autrice, nel suo articolo, mette in rilevo gli elementi cristocentrici, teologici e quelli del diritto canonico contenuti nel canone stesso. In seguito lei spiega in che consiste l’imitazione di Cristo, che da ricco che era si è fatto povero per noi. Seguendo sempre il testo del canone 600 spiega, che il consiglio di povertà comporta uno stile di vita povera sia nello spirito che di fatto ed il distacco dai beni terreni. Sottolinea, inoltre, che per il consiglio di povertà è importante che ogni religioso conduca una vita in operosa sobrietà. Dal punto di vista giuridico invece il religioso si obbliga alla dipendenza e limitazione nell’uso e nella disposizione dei beni dal suo superiore, a norma del diritto proprio dei singoli istituti.
Il II Sinodo Plenario della Polonia si propone di rinnovarvi la vita cristiana dei fedeli. Nella realizzazione del programma di tale rinnovamento doveno inserirsi anche tutti i consacrati. Nell’ambito di questo impegno ecclesiale i decreti del Sinodo presentano i compiti più importanti delle persone consacrate che stanno vivendo la loro vocazione speciale in Polonia all’inizio del terzo millennio. Nell’articolo l’autrice parla in primo luogo della necessità, da parte dei consacrati, di mantenere viva la loro identità vocazionale specifica e poi dedica un ampio spazio al bisogno del primato della vita spirituale nella loro vita sottolineando l’importanza della consacrazione e del’osservanza dei consigli evangelici, il valore della vita fraterna, la promozione vocazionale e la ncessità della formazione permanente.
Piú di 30 anni fa é stata riconosciuta dal diritto canonico la dovuta libertà dei religiosi per quanto riguarda il sacramento della penitenza e la direzione della coscienza, ma in questo campo emergono ancora oggi dei problemi. L’articolo cerca di scoprire le ragioni di questa situazione. Una di queste si può trovare nella crisi odierna del sacramento della penitenza e della direzione spirituale. Le altre sono: per tanti consacrati é difficile da comprendere la diversitá della direzione spirituale dal sacramento della penitenza; alcuni consacrati non sentono la necessità della direzione spirituale; per altri la libertà é limitata spesso, in modo indiretto, dalle sfavorevoli opinioni delle consorelle per quanto rigurda la scelta di una di loro del direttore spirituale, diverso dal confessore ordinario, che viene regolarmente in comunità; non ultima la tendenza di alcuni superiori a non concedere in questo campo la giusta libertà ai sudditi.
La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nel corso della sua ultima plenaria (28-30 settembre 2005) ha rivolto la sua attenzione al tema dell’esercizio dell’autorità e dell’obbedienza nella vita consacrata. È stato riconosciuto che questo tema esige un particolare impegno di riflessione. Nell’affrontare il tema di istruzione l’Autrice nell’articolo parla di alcune priorità dei superiori religiosi secondo istruzione per esempio: nella vita consacrata l’autorità è prima di tutto un’autorità spirituale, l’autorità è chiamata a garantire alla sua comunità il tempo e la qualità della preghiera, l’autorità è chiamata a promuovere la dignità della persona, l’autorità è chiamata ad infondere coraggio e speranza nelle difficoltà, l’autorità è chiamata a tener vivo il carisma della propria famiglia religiosa, l’autorità è chiamata a tener vivo il „sentire cum Ecclesia”, e l’autorità è chiamata ad accompagnare il cammino di formazione permanente.
Work, beside prayer, that is to say God’s service were the essence of the first Monks life, what was rightly described by Benedictines’ maxim: ora et labora. First representatives of the life, which was completely given to God in Catholic Church, strived to make their work a prayer at the same time, so they could keep constant relation with God. Main purpose of work, being a form of imitation of hard-working Christ and Apostles, was also participation in His redemptive work, and obtaining means needed for simple living, in accordance with evangelical poverty. Work had also ascetic aspect for Monks, because it gave possibility of overcoming their own weaknesses, more complete realization of requirements included in the Gospel, and at the same time more accurately becoming similar to Christ. Thanks to work the Religious could give help to the people in need. Basic rules regarding meaning, understanding, and performing work were given in Apophthegm of Desert Fathers, and Monastic Rules, whereas the rest had to be personally found out by each Monk, together with fulfillment of their duty performed in silence, and concentration, as well as obtaining experience in art of connecting prayer with work. At the same time they all were aware, that to be a real Monk meant “to work with their own hands”.
PL
Praca, obok modlitwy, czyli służba Boża, stanowiły istotę życia pierwszych mnichów, co słusznie określała benedyktyńska maksyma: ora et labora. Pierwsi przedstawiciele życia, które w Kościele katolickim zostało całkowicie oddane Bogu, starali się, aby ich praca była jednocześnie modlitwą, dzięki czemu mogli utrzymywać stałą więź z Bogiem. Głównym celem pracy, będącej formą naśladowania pracowitego Chrystusa i Apostołów, było także uczestnictwo w Jego dziele odkupienia oraz zdobywanie środków potrzebnych do prostego życia, zgodnego z ewangelicznym ubóstwem. Praca miała dla mnichów także wymiar ascetyczny, gdyż dawała możliwość przezwyciężenia własnych słabości, pełniejszej realizacji wymagań zawartych w Ewangelii, a tym samym dokładniejszego upodobnienia się do Chrystusa. Podstawowe zasady dotyczące sensu, rozumienia i wykonywania pracy były podane w Apoftegmacie Ojców Pustyni i Regułach Klasztornych, natomiast resztę każdy mnich musiał odkryć osobiście, wraz z wypełnianiem swoich obowiązków w ciszy i skupieniu oraz zdobywaniem doświadczenia w sztuce łączenia modlitwy z pracą. Jednocześnie wszyscy mieli świadomość, że być prawdziwym mnichem to znaczy "pracować własnymi rękami".
Il canone 599 CIC/1983 cerca di dare una definizione compléta ed evangelica insieme del consiglio evangelico di castità. Uno dei tre elementi essenziali della definizione è motivazione del consiglio di castità cioè assunzione per riguardo al regno dei cieli. La castità è segno spéciale dei beni celesti e soprattutto del „mistico sposalizio” del Cristo con la sua Chiesa, perció la vocazione divina alla castità consacrata comporta che la persona si senta scelta da Cristo e non ceda a nessuno il proprio amore per il regno dei cieli. A questo motivo è stato dedicato tutto l’articolo. L’autrice di questo articolo présenta la precedenza del consiglio di castità in una triade dei consigli evangelici, spiega la natura del consiglio, la sua origine evangelica, l’espressione regno dei cieli, e alla fine la vita in castità assunta per il regno dei celi.
La castità e fondamentalmente donazione totale e con cuore indiviso al Padre nella sequela di Cristo. Frutto della castità come indivisione del cuore e una più ricca fecondità che fa partecipare alla meravigliosa fecondità dell’amore di Cristo e della Chiesa. L’amore diretto, al differenza al’amore matrimoniale ed esclusivo per Dio diviene fecondo soprattutto di una fecondità spirituale non attiva. La castità e un insigne dono della grazia. Solo l’amore di Dio chiama in forma decisiva alla castità religiosa. Egli che diffonde nei cuori degli uomini la carità mediante lo Spirito Santo, concede ad alcuni nella Chiesa, come segno ed insieme stimolo della carità, il dono della castità, affinché si diano più facilmente con cuore indiviso a Lui solo e al servizio del suo Regno.
Le esigenze verso i candidati al noviziato non si cambiano da quasi 30 anni. Listruzione sulla formazione religiosa Potissimum institutioni (1990) e il Codice del Diritto Canonico (1983) ripetono quello che dice l’istrizione Renovationis causam (1969) per quando riguarda i candidati. Sembra che il più grande cambiamento riguardi gli stessi giovani. È sempre più difficile trovare dei candidati con un sufficente grado di maturità umana e cristiana, consapevoli della loro vocazione alla vita consacrata, fedeli a questa chiamata. Per prepararli bene al noviziato non esiste l’unica e chiara strada. Certo, bisogna prendere in considerazione le esigenze nominate in questo articolo cioè: la giusta intenzione di abbracciare la vita consacrata in un istituto religioso, il grado di maturità umana e christiana, l’equilibrio dell’affettività, la salute fisica e psichica, la capacità di vivere in comunità, pero la strada giusta si apre camminando. Sia candidati sia che i responsabili per loro devono con passione e pazienza ascoltare la voce dello Spirito Santo nella vita quotidiana per riconoscere la vocazione dei giovani.
La vita dedicata a Dio e al suo regno incontra oggi difficoltà e ostacoli, che costituiscono altrettante sfide alla vita consacrata. L’istruzzione „Ripartire da Cristo. Un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio” elenca le sfide più significative nell’attuale momento storico: ritrovare il senso e la qualità della vita consacrata, una seria formazione permanente all’interno di una radicale riconsiderazione del problema della formazione, l’animazione vocazionale, il compito dei superiori e delle superiore, rispondere sempre meglio all’esigenza di inculturazione, le sfide di cultura globalizzata, il problema della riorganizzazione delle opere, inosservanza dei diritti umani fondamentali, mentalità consumistica. Nel testo dell’Istruzione possiamo trovare una triplice chiave di affrontare le sfide della modernità: lo sguardo di fede che sa accogliere la grazia nella debolezza; la capacità di scoprire in ogni difficoltà l’ocasione per un nuovo inizio; le indicazioni di linee concrete di discernimento nelle scelte che si impongono.
Nei nostri tempi la castità consacrata non gode della simpatia. Si sentono le opinioni sulla nocività della continenza perfetta nel celibato per la natura dell’uomo. Sembra, che la più efficace risposta dei consacrati sta innanzitutto nella pratica gioiosa della castità perfetta. La persona consacrata attesta che quanto è creduto impossibile dai più diventa, con la grazia del Signore, possibile e autenticamente liberante. La vita consacrata dovrebbe presentare al mondo di oggi esempi di una castità vissuta da uomini e donne che dimostrano equilibrio, dominio di sè, intraprendenza, maturità psicologica ed affettiva. È questa una testimonianza oggi più che mai necessaria, proprio perché così poco compresa dal nostro mondo.
La dovuta libertà dei religiosi nella scelta del confessore e del direttore spirituale e stata definitivamente espressa nel diritto canonico piu di 30 anni fa. La liberta sembra sia chiara, riconosciuta e rispettata in ogni comunità religiosa ma non sempre succede così. Insorgono, infatti, dei problerni, sia da parte dei superiori che delle comunità, i quali possono scatenare conflitti di coscienza in alcuni religiosi. Nell’articolo, l’autrice vuole presentare le difficoltà createsi al diritto soprannominato lungo la storia della vita consacrata. Si augura, inoltre, che l’esperienza degli anacoreti e dei primi monaci aiuti a far comprendere meglio ai superiori religiosi e a tutti i membri delle comunità religiose la necesità della dovuta libertà per quanto riguarda il Sacramento della penitenza e la direzione della cosienza nella loro vita spirituale.
L’articolo vuole prezentare il documento della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica intitolato Ripartire da Cristo. Un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio. La Congregazione ha voluto indicare di nuovo, ai consacrati e alle consacrate, gli elementi costitutivi della vita consacrata. La Congregazione ricorda che la loro vita sia totalmente dedicata a Dio e i religiosi stessi ripartano ogni giorno da Cristo. L’istruzione prezenta gli elementi costitutivi della vita consacrata: il Signore - centro della vita consacrata; la vita totalmente dedicata a Dio; la vita consacrata in quanto segno dell’amore eterno di Dio; desiderio della santità; vivere alla luce dello Spirito Santo; il primo posto dovrebbe avere soprattutto la vita spirituale. Allo sviluppo dell’ultimo elemento soprannominato, serve: la Parola di Dio; la preghiera e la contemplazione i volti di Cristo; l’Eucaristia; la spiritualità di comunione con gli altri istituti, e con i laici, e con i pastori.
Apostolic constitution of Pope Francis regarding women’s contemplative life Vultum Dei quaerere published on 29.06.2016, and executory instruction Cor orans published on 1.04.2018 by Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life implements series of changes for life of nuns of enclosure. It was necessary, because previous apostolic constitution Sponsa Christi regarding life of nuns, prepared by Pope Pius XII was published 66 zears ago on 21.1.1915. Long time period separating both constitutions causes, among other things, that changes implemented by new documents are far-reaching, and cause partial derogation of four canons Canon Law Codex of 1983 still in force, and complete abrogation of some previous, no-code judical norms regarding nuns. Newness (Novum) of the published documents, in the first place, is that all nun’s cloisters have an obligation of membership of the respective federation; description of the required conditions necessary for the cloister to receive real, and judiciary autonomy, and reasons of its loss; changes in institution of enclosure, and exlaustration of the nuns, as well as extention of initial nun’s formation, and implementation of additional, obligatory stages in it, that is aspirant’s, and postulate’s period. All above mentioned changes have been discussed in the article. Changes are proceded by recalling the definition of the canonical contemplation life, formulated bz Pope Pius XI in reminded above constitution Sponsa Christi, and mentioned by Pope Francis again in constitution Vultum Dei quaerere. This type of the article structure seemed to be necessary, in order to allow reader to make an evaluation of the changes in a life of nuns, and first of all to get an answer to a question: if the changes will more successfuly lead the nuns to interior contemplation? General historical, and statistical facts regarding the life of nuns were also included in the article.