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Nello studio presentato della pericope Mt 1,18-25 l’Autore cerca delle risposte alle domande che seguono. L’Evangelista non vuole forse dire in essa che Giuseppe che esegue l’ordine del Signore pronunciato dall’angelo (1,24-25) si lascia già guidare dalla giustizia evangelica, chiamata in seguito da Gesù «giustizia superiore» (5,20)? Se è così, non lo indica forse qui come tipo ideale di Israelita biblico giusto che vive la volontà di Dio per coloro che sarebbero voluti divenire discepoli del Messia e Figlio di Dio, che desiderano vivere una «giustizia superiore» nella Chiesa da Lui edificata (16,18)? E quindi Matteo non vuole con ciò dire che il processo di metanoia, che Giuseppe visse nell’incontro con il Verbo di Dio, è l’anticipazione del cammino di metanoia della Buona Novella predicata da Gesù ai suoi discepoli (4,17), e tramite gli stessi, a tutti i popoli fino alla fine del mondo (28,16-20)? Lo studio esegetico-teologico condotto consente di constatare che l’Evangelista Matteo in tale evento mostra effettivamente Giuseppe che visse la sua metanoia personale, sotto l’influenza della Parola del Signore udita e, grazie ad essa, divenne il tipo ideale di uomo di giustizia evangelica per coloro che nel futuro, sotto l’influenza del Vangelo della «giustizia superiore» predicato da Gesù, avrebbero desiderato divenire discepoli di Emmanuele e Salvatore nella Chiesa da Lui edificata
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