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EN
The profession of the commedia dell’arte actress acquires a markedly visible position in the broad public horizon of Modern-Age Italy. The actress, in that context, places herself both at the borders of the male amateur theatre practices and amongst the virtuous feminine models (nuns, wives, virgins), conflicting with both. These counter-positions must have been very visible, particularly to the spectators, who could easily draw comparisons both with the amateur shows, where only male actors played, and with different kinds of feminine characters. These contrasts are explored in this article using moral essays of the time, including the equivalence between actress and prostitute put forward by a lengthy treatise in 1646 by G.D. Ottonelli.
IT
Il mestiere di comica dell’Arte assume una posizione marcatamente visibile nell’orizzonte pubblico dell’Italia cattolica di età moderna, dove l’attrice si colloca tanto sui confini delle pratiche teatrali maschili edificanti dei dilettanti quanto su quelli dei modelli femminili virtuosi (monache, spose, vergini), confliggendo con gli uni e con gli altri. Queste contrapposizioni dovevano essere ben presenti in primo luogo agli spettatori, i quali potevano operare un confronto sia con spettacoli non professionistici e dunque recitati soltanto da uomini, sia con modelli diversi di donna. I contrasti vengono indagati attraverso la trattatistica morale del tempo, soffermandosi infine sull’assimilazione fra attrice e prostituta proposta in un corposo trattato del 1646 di G.D. Ottonelli.
EN
Numerous notarial deeds are kept in the State Archive of Mantua, involving some of the most famous comedians of the 17 th century. Piermaria Cecchini (Frittellino); Francesco Andreini and his sons Domenico and Giacinto; Giovan Battista (Lelio) with his son Pietro Enrico; Tristano Martinelli; and others used notaries for wills, sales contracts, debt reduction, inventories of assets, and dowries. Some of these documents also involve the women of the Andreini family: Lavinia (sister Fulvia), Caterina (perhaps sister Clarastella), Virginia Ramponi Andreini (Florinda). In particular, an emancipation deed (1620) indirectly affected Virginia (Genoa, 1583? – before 17 November 1631), the first wife of Giovan Battista Andreini. On the basis of document analysis, two perspectives are explored: Virginia’s peculiar contribution to the activities of the family, also from an economic point of view; and the status of women with regards to emancipation, which must be understood from a legal point of view that was patriarchal and defensive of property. The article thus becomes an opportunity to reflect, starting from Virginia but gazing even beyond, on the condition of women who were active in the theatrical and musical world between jurisprudence, artistic professions, economic heritage, and daily life. In conclusion, through some selected examples (the concerto delle dame of Ferrara, Adriana Basile, Margherita Salicola, Antonia Merighi), the theme of emancipation throughout the 17 th century is analysed, a period when women singers successfully populated the new operatic market. As the law remained unchanged, these women experimented with different strategies to protect their own person and assets.
IT
Nell’archivio di stato di Mantova sono conservati numerosi atti notarili, che coinvolgono alcuni fra i più famosi comici del Seicento. Piermaria Cecchini (Frittellino), Francesco Andreini e i suoi figli Domenico e Giacinto, Giovan Battista (Lelio) con suo figlio Pietro Enrico, Tristano Martinelli e altri, ricorsero ai notai per i loro testamenti, contratti d’acquisto e vendita, liberazione da crediti, inventari di beni e doti. Alcuni di quegli atti interessano anche i membri femminili della famiglia Andreini: Lavinia (suor Fulvia), Caterina (forse suor Clarastella), Virginia Ramponi Andreini (Florinda). In particolare, un atto di emancipazione (1620) toccò indirettamente Virginia (Genova, 1583 – ?, ante 17 novembre 1631), prima moglie di Giovan Battista Andreini. Sulla base dell’analisi del documento, vengono trattate due prospettive: il peculiare contributo di Virginia alle attività della famiglia anche sotto il profilo economico; lo stato delle donne nei confronti dell’emancipazione, intesa sotto il profilo giuridico che era patriarcale e difensivo dei patrimoni. Il documento diviene quindi occasione per riflettere, partendo da Virginia ma spingendo poi lo sguardo oltre, sulla condizione delle donne attive nel mondo teatrale e musicale fra giurisprudenza, professioni artistiche, patrimoni economici e vita quotidiana. In conclusione, attraverso alcuni selezionati esempi (il concerto delle dame di Ferrara, Adriana Basile, Margherita Salicola, Antonia Merighi), il tema dell’emancipazione viene osservato in tutto il Seicento, quando le cantanti donne popolavano il nuovo mercato operistico con successo, anche economico. Poiché la legge era rimasta invariata, esse sperimentarono diverse strategie per tutelare la propria persona e i propri patrimoni.
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