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in the keywords:  collaborative annotation
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EN
The annotation of historical and literary texts is approached differently by traditional philologists and digital philologists. The former are concentrated on the detailed study of a given text (close reading) while the latter are focused on the study of large quantities of texts (distant reading). A structured and collaborative annotation makes it possible both to add information to particular passages of individual texts, as in a traditional linear comment, and to connect data from entire textual collections through rigorous protocols. However, the standards developed by digital philologists are not highly appreciated by traditional academics, since the effort necessary to apply the proposed technologies allegedly diverts researchers’ attention from the object of study. As opposed to this objection, we intend to highlight that it is indeed possible to maintain the precision requisite for the application of computational tools to digital resources without renouncing the annotation practices established in traditional contexts. In support of the method, we report a number of case studies of digital scientific editions whose goals include both reconstructing respective texts and encouraging the dissemination of contents and public participation in the academic debate. In particular, we will discuss the following projects: a) the stylistic annotation of three different editions of Giacomo Leopardi’s translation of the "Batracomiomachia"; b) the scientific edition of Bellini’s letters; c) the multi-level annotated edition of Bassani; and d) the comparison of Umberto Eco’s variants of his "Il nome della rosa".
IT
Nella transizione dalla stampa al digitale, l’attività di annotazione di testi storico-letterari oscilla fra le resistenze dei tradizionalisti e le nuove pratiche dei filologi (e critici) digitali. Fra le due comunità il dialogo è difficile: gli studi filologici e letterari tradizionali, innervati dal metodo storico, si sono sempre più chiusi sul particolare, mentre i nuovi approcci, animati dal metodo scientifico, si sono sempre più aperti allo studio del generale. L’annotazione strutturata e collaborativa consente di aggiungere informazioni ai passi specifici dei singoli testi come nel tradizionale commento lineare, ma permette anche di collegare dati di intere collezioni testuali tramite protocolli rigorosi. Tuttavia gli standard elaborati dai filologi digitali sono accolti con perplessità dall’accademia, poiché lo sforzo necessario ad applicare le tecnologie proposte distrae dall’oggetto di studio. Noi intendiamo invece evidenziare come sia possibile mantenere il rigore formale necessario all’applicazione di strumenti computazionali alle risorse digitali senza rinunciare alle pratiche di annotazione stabilite nei contesti tradizionali. A sostegno del metodo, saranno descritti alcuni casi di studio relativi ad edizioni scientifiche digitali, in cui l’obiettivo principale, accanto alla ricostruzione del testo, è quello di favorire la divulgazione dei contenuti e la partecipazione del pubblico al dibattito accademico. In particolare, si illustreranno i progetti relativi a) all’annotazione stilistica delle tre diverse redazioni della traduzione di Giacomo Leopardi della "Batracomiomachia", b) all’edizione scientifica delle lettere di Bellini, c) all’edizione annotata multi-livello di Bassani e d) al confronto delle varianti delle due edizioni del "Nome della rosa" di Eco.
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