Il pensiero e l’opera di Chiara Lubich sono molto importanti per l’educazione interculturale: lei ci offre molti contributi teorici e pratici – rinforzati dalla testimonianza vissuta con massima coerenza – per imparare ad essere interculturali come persone, ma anche come gruppi, come specifiche identità collettive e culturali. Tutta la sua esperienza può essere raccontata come esperienza di educazione al dialogo, un dialogo micro-macro che si esplica fin dalla immediata sfida della relazione interpersonale per allargarsi agli ambiti sempre più vasti delle relazioni politiche, interculturali, interreligiose. Questo articolo analizza alcuni aspetti della odierna realtà multiculturale, che sfida il mondo dell’educazione, e – assumendo l’impegnativa prospettiva dell’interculturalità – esamina alcune proposte di Chiara: sono proposte che si fondano sull’idea di persona-dialogo, persona-relazione, persona interculturale. Queste indicazioni di percorso, metodologicamente essenziali nel passaggio dalla realtà-sfida alle finalità indicate dall’interculturalità, sono efficacemente indicate dalla Lubich nel suo fondamentale scritto L’arte di amare, nel quale presenta i segreti per la relazione interpersonale, sociale, interculturale, gli atteggiamenti imprescindibili che si configurano come “amore concreto”. Vengono qui riportati alcuni brani che presentano i fondamentali principi pedagogici di riferimento per Chiara Lubich, tratti dal testo di una relazione intitolata “Uomo-Mondo”(1972), dal discorso a Parigi il 17 dicembre 1996, in occasione del conferimento del Premio UNESCO per l’educazione alla pace, dalla lectio magistralis tenuta a Washington il 10 novembre 2000 (Laurea honoris causa in Pedagogia).
EN
The thought and action of Chiara Lubich are very important for intercultural education. She has given us many theoretical and practical tools – reinforced by the testimony lived with the greatest coherence – to learn to be intercultural as people, but also as groups, as specific collective and cultural identities. Her experience can be told as an experience of education in dialogue, a micro-macro dialogue that unfolds from the immediate challenge of interpersonal relationships to widen to the areas of political, intercultural, interreligious relations. This article analyses some aspects of today's multicultural reality, which challenges the world of education, and – assuming the demanding perspective of interculturality – examines some of Chiara's proposals, which are based on the idea of a person-dialogue, person-relationship and intercultural person. These proposals, methodologically essential in the transition from reality-challenge to the goals indicated by interculturality, are effectively communicated by Lubich in his fundamental book “The Art of Loving”, in which she presents the secrets for interpersonal, social, intercultural relations, the inescapable attitudes that are configured as “concrete love”. Some passages are here quoted that present the pedagogical principles of reference according to Chiara Lubich, taken from the lecture entitled “Uomo-Mondo” (1972), from the lecture held in Paris on December 17, 1996, when she received the UNESCO prize for “Peace Education”, from the lectio magistralis held in Washington on 10th November 2000 (Honorary doctoral Degree in Education from The Catholic University of America).
Il ruolo del cappellano ospedaliero nella malattia e nella sofferenza con una particolare attenzione per la problematica connessa ai pazienti afoni. Il mondo dei malati e dei sofferenti costituisce un ambiente eccezionale. Ciò deriva dal fatto che il malato che l’uomo colpito dalla malattia inizia a scorgere quei valori della vita non sempre visibili a chi è sano. Altrettanto accade alle persone con problemi di afonia, ossia ai pazienti che hanno subito una laringectomia totale o parziale nonché a quanti hanno perduto l’uso della parola in seguito a traumi psicologici. Molti di essi necessitano non solo un sostegno psicologico ma anche, e forse soprattutto, spirituale. In tali circostanze un grande ruolo spetta al cappellano, il quale dedicando il proprio tempo e le proprie predisposizioni ascolta e risponde alle loro necessità. Chinandosi sulla loro angustia, ha tentato di capire la situazione specifica in cui ciascun malato è venuto a trovarsi. Non prestando particolare attenzione alle volte in cui la persona con afonia abbia dimostrato di non desiderare il contatto, con piena pazienza e comprensione il cappellano dovrebbe fare il possibile per intraprendere un dialogo certo difficile da svolgere verbalmente ma affatto impossibile. Una conversazione caratterizzata da comprensione ed empatia, sebbene a volte possa rivelarsi gravosa e imbarazzante, può aiutare non solo a restaurare l’equilibrio spirituale e psichico, ma anche ad accettare il sostegno durante gli sviluppi successivi della terapia. Lo scopo del presente contributo è quello di dedicare una particolare attenzione alla necessità e all’importanza dell’opera prestata dal cappellano ospedaliero a favore dei pazienti laringectomizzati, il cui ruolo consiste tra l’altro nel raggiungere il cuore e la mente di pazienti spesso refrattari e amareggiati nonché nell’aiutare ad accettare la malattia ed ogni sua conseguenza.
In che modo il pensiero educativo di Chiara Lubich può ispirare la didattica, il profilo dell’insegnante, il modello organizzativo della scuola? Nella visione di Chiara Lubich fondamentale è il riferimento alla persona umana, vero cuore della relazione. Il modello di insegnante di Chiara Lubich è Gesù Maestro. La relazione insegnante–alunno ha, al suo centro, Gesù (Gesù nel mezzo). Il modello organizzativo della scuola è la comunità, luogo di cura della persona, di dialogo e di fraternità. La comunità si ispira ai valori della famiglia, ma non è un luogo chiuso. E’ un luogo educativo che apre alla responsabilità verso gli altri e verso la società. Educare non è fare accademia, ma è compromettersi con la realtà, agire per un mondo migliore.
EN
How can Chiara Lubich’s educational thought inspire the teaching, the teacher’s profile, the school’s organisational model? What is fundamental to Chiara’s vision is the reference to the human person, the key element of relationship. Chiara Lubich’s teacher model is Jesus, the Master. The teacher–pupil relationship has, at the centre, Jesus (Jesus in the middle). The organisational model of the school is the community; a place of personal care, dialogue and fraternity. The community is inspired by family values, but it is not a closed place. It is an educational place that opens up responsibility towards others and towards society. Educating is not an academic task, but it involves getting in touch with the real world, acting for a better world.
The article consists of the following parts: new Catholic ecumenism, the Council reform, the contribution of John XXIII, the contribution of Paul VI, theological foundation of the Council ecumenism, conclusions. The author focuses on the great personal contribution of the popes John XXIII and Paul VI in the renewal of the Church (including ecumenical dialogue) which took place fifty years ago during the Second Vatican Council. John XXIII connected strongly the idea of the Church reform aggiornamento with the unity of Christians. The Catholic doctrine in the area of ecumenical issues was most fully expressed in the Dogmatic Constitution on Church (Lumen gentium) and Decree on Ecumenism (Unitatis redintegratio). Its onset is the conviction about the unity of the Christ Church. The Council stressed that the foundation of the unity of Christians is the dogma of the Trinity (Unitatis redintegratio 12). Removing obstacles by leading a dialogue which allows us to understand existing doctrinal differences, eliminating prejudice in word and deed restore the unity (UR 4). The Decree on Ecumenism is a solemn involvement of the Catholic Church in the cause of Christian unity and the response of the Church to God’s call which is addressed to all contemporary Christians, encouraging them to earnestly desire, search and attain unity in Christ. The unity of Christians is a grace and gift which can be only expected from God and which should be asked for in prayer. In this spirit following Paul VI’s words, the Church in the Decree on Ecumenism asks God and separated brethren for forgiveness for the faults committed against unity and is also ready to forgive inflicted harm. Apart from prayer theological work is necessary for the unity and the Council repeatedly returns to it.
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