This paper presents a series of reflections aimed at simplifying and rationalising the teaching of Italian prepositions in plurilingual learning classes, with particular attention paid to how to classify prepositions and what the best strategy is to introduce them. Generally, Italian L2 books present prepositions in a disordered manner, spread over numerous units. Especially in monographs, prepositions are described within more organic categories; nevertheless, this setting exhausts its explanatory aims by matching the various cases to specific nomenclatures, similar to those used by logical analysis, and mostly exemplified by fictitious examples. We noticed that this strategy disorients the learner, who often fails to fully understand the meanings associated with the various Italian prepositions and opts for mnemonic learning. The danger is also that the student more willingly entrusts the translation of certain meanings from L1 to L2, resulting in fossilisations that are difficult to “correct.” In the preparation of the didactic materials designed for students enrolled in the Centro di Cultura per Stranieri–University of Florence, Italian prepositions have been grouped into four macro-categories, which, from the semantic-cognitive point of view, have intrinsic affinities in many spoken languages, although they do not fall under the same grammatical nomenclature. In this way, the learner is given the opportunity to actively participate in the formation of an L2 competence and to consider the differences and similarities in L1.
IT
Il contributo presenta una serie di riflessioni volte a semplificare e a razionalizzare la didattica delle preposizioni italiane in classi di apprendenti plurilingue, con particolare attenzione alla questione della classificazione e del metodo con cui introdurle. Generalmente nei manuali di italiano L2 le preposizioni vengono presentate in modo disordinato e “sparso” nelle varie unità, o, specialmente in monografie dedicate, sono organizzate e descritte entro categorie più organiche, le quali però esauriscono la portata esplicativa facendo corrispondere ai vari ‘casi’ nomenclature simili a quelle dei complementi dell’analisi logica, corredate da esempi perlopiù fittizi. Abbiamo notato che impostazioni di questo tipo disorientano l’apprendente, il quale spesso rinuncia a comprendere appieno i significati associati alle varie preposizioni dell’italiano e opta per un apprendimento mnemonico. Il pericolo è anche che lo studente si affidi più volentieri alla traduzione di certi significati dalla L1 alla L2, con esiti di fossilizzazioni difficili da “correggere”. Nell’impostazione dei materiali didattici pensati per gli studenti iscritti al Centro di Cultura per Stranieri dell’Università di Firenze, le funzioni assolte dalle preposizioni sono state raggruppate in quattro macro categorie che dal punto di vista semantico-cognitivo hanno affinità intrinseche in molte lingue parlate nel mondo, pur non ricadendo sotto la medesima nomenclatura grammaticale. In questo modo all’apprendente è stata data l’opportunità di partecipare attivamente alla formazione della propria competenza in L2 e di considerare le differenze e le somiglianze con la L1.
This article aims to provide a contribution and act as stimulus towards creating a new framework for the Polish-Italian grammar in comparative perspective. Having examined the attempts to establish a lexical category of the noun, made by both Polish and Italian students, the subsequent task was to analyse its structural and semantic features in order to single out the differences and observable commonalities within the system of both these languages. With regard to the analysis conducted from the morphological point of view, the emphasis was placed upon the distinctive attributes of the noun in the Polish language, set against those of the Italian. In turn, the analysis of the semantic features is narrowed down to particular dimensions (kinship names, parts of the body, animal sounds and words describing noises), within which more apparent differences emerge between the content’s form and substance.
IT
L’articolo vuole essere un contributo e al contempo uno stimolo per la stesura di una grammatica comparata italiano-polacca degna di questo nome. Dopo aver fatto il punto sui tentativi di definire la categoria lessicale del sostantivo, condotti sia dagli studiosi italiani che da quelli polacchi, si passerà ad analizzarlo nei suoi aspetti strutturali e semantici, allo scopo di mettere in luce le differenze e le affinità riscontrabili nei sistemi di entrambe le lingue. Per l’analisi condotta dal punto di vista morfologico, si è posto l’accento sulle peculiarità del sostantivo polacco rapportato a quello italiano. L’analisi degli aspetti semantici viene invece ristretta ad alcuni campi (nomi di parentela, parti del corpo, versi degli animali, rumori) in cui emergono più chiaramente le differenze tra forma e sostanza del contenuto.
JavaScript is turned off in your web browser. Turn it on to take full advantage of this site, then refresh the page.