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FR
Remigiusz Sobański (1930–2010), longtemps professeur à la faculté de droit canonique de l’Académie de Théologie Catholique de Varsovie, puis à l’université Cardinal Stefan Wyszyński de Varsovie ; bien que ses recherches aient porté principalement sur la théorie du droit canonique, il a également publié plusieurs dizaines d’ouvrages sur le droit canonique du mariage. Ces travaux couvrent quatre domaines de recherche principaux : le droit du mariage – principes généraux, le consentement au mariage, la forme du mariage, les mariages mixtes. En outre, en tant que vicaire judiciaire, il a publié des dizaines de jugements dans des affaires de nullitatis matrimonii, qu’il avait rédigés.
EN
Remigiusz Sobański (1930–2010), a long-time professor at the Faculty of Canon Law of the Academy of Catholic Theology in Warsaw, and then at Cardinal Stefan Wyszyński University in Warsaw. Although his research focused mainly on the theory of canon law, he also published several dozen works in the field of canonical matrimonial law. These works cover four main research areas: marriage law (general rules), marriage consent, form of marriage, mixed marriages. Moreover, as a judicial vicar, he prepared and published several dozen sentences in the cases of nullitatis matrimonii.
Prawo Kanoniczne
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1987
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vol. 30
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issue 1-2
113-120
PL
II concilio provinciate fu stato l’oggetto della discussione a Trento nelle congregazioni generali del 9 e 10 giugno 1546. Si iniziava allora il dibattito sulla residenza. II concilio venne chiamato im causa a proposito del problema a chi dovesse essere domandata 1’esecuzione delle pene contro non residenti. II primo periodo del concilio (1545-1547) si era concluso senza aver nulla deciso all’istituto del concilio provinciale. II 18 gennaio 1562 fu iniziato il terzo periodo del concilio di Trento durante il quale si doveva finalmente trattare dei concili provilnciali. Molti partecipanti del concilio incominciarono ad avanzare una serie di proposte a favore dei concili provilnciali, tra 1’altro a proposito dello schema sui seminari. Non mancarano peró anche voci contrarie al rinnovo dei concili provinciali, nati da una particolare concezione teologica e giuridica per la quale ogni innovazione doveva considerarsi un male. Alcuni padri del concilio temevano che i concili provinciali dessero la via per i concili nazionali. I decreti del concillio di Trento considerarono i concili provinciali come degli organi necessari per la riforma, ma non in tale misura da far soddisfare tanti padri conciliari.
EN
La proprietà dell'unità del matrimonio viene comunemente intesa non solo in senso giuridico-instituzionale, ma anche nel senso morale come vicolo di fedeltà reciproca che deve unire i due coniugi e che non consente di dividere con altre persone quel rapporto così intenso e profondo, sino a formare una sola carne, si forma di loro. Contrae cosi invalidamente chi non intende impegnarsi alla fedeltà versj l'altro coniuge, chi vuole riservarsi la libertà di avere relazioni extraconiugali. Mentre però la "unitas" constituisce una proprietà essentiale del matrimonio, la "fidelitas" appartiene solo "in suis principiis" (S. Tommaso d'Aquino) all'essenza del matrimonio. Ne segue, che il contraente che esclude la unità del matrimonio - vivendo p. es. in un paese dove regna il sistema della poligamia - nega o esclude sempre anche la volontà di obbligarsi. Colui pero che esclude la "fidelitas" deve inoltre provare, che ha escluso la volontà di obbligarsi e non solo la volontà di adempiere l'obbligazione. Nella giurisprudenza tradizionale della Rota Romana si ammette l'esclusione della volontà di obbligarsi solo nei casi, dove la forza o la intensità della volontà escludente equivale all'esclusione dell'unità del matrimonio. La giurisprudenza rotale più recente invece parla dell'esclusione del "bonum fidei" pure quando si sclude la "fidelitas" oppure il "bonum fidei" in senso più. stretto, cioè la "unitas copulae". guanto all'oggetto dell'esclusione del "bonum fidei", ha posto in luce l'importanza di negare all'altra parte il diritto esclusivo anziché dell' aspetto di concedere tale diritto ad una terza persona. Le prove relative alla negazione della fedeltà, come tutte le simulazioni di consenso, sono: la confessione del simulante, la cuasa della simulazione e le circostanze precedenti, concomitanti e conseguenti il matrimonio.
EN
L'interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico del 1983 è stata commessa dal papa Giovanni Paolo II alla Pontificia Commissione per Interpretare Autenticamente il Codice di Diritto Canonica (transformata in seguito - in virtù della costituzione apostolica "Pastor bonus" del 28 VI 1988 - al Pontificio Consilio per Interpretare i Testi Legislativi), costituita con il motu proprio "Recognito Iuris Canonici Codice" del 1 I 1984. Finora la suddetta Commissione ha risposto alle due domande indirizzate le sul disciplina del matrimonio: 1) il 14 V 1985 è stata data la risposta (negativa) al dubbio riguardante la potestà del vescovo diocesano di dispensare dalla forma canonica della celebrazione del matrimonio dei due cattolici in virtù del can. 87 § 1; 2) il 15 XI 1986 è stata data la risposta (affermativa) al dubbio riguardante l'applicazione del vizio del consenso di cui can. 1103 ai matrimoni di non cattolici. Nello suo studio l'autore presenta il suo commento alle suddette risposte della Pontificia Commissione.
EN
La prima ipotesi delineata can. 1095 (n. 1) riguarda quei soggetti che mancano di sufficiente uso di ragione. Se il consenso matrimoniale deve essere prima di tutto un atto umano, chi non è capace di questo non è neppure àbile ad esprimere quello. Una volta stabilita dalla Pontificia Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico l'opportunità di codificare positivamente i principi di legge naturale, il legislatore ha inserito nel can. 1095 quella ipotesi omettendo giustamente qualsiasi riferimento alle eventuali cause (previste nei schemi della suddetta ommissione: malattia mentale o grave turbamento psichico (della mancanza di sufficiente uso di ragione). Quelle cause nei singoli casi devono essere riscontrate da chi deve giudicare o sulla abilità di chi intende celebrare il matrimonio o sulla nullità di quello già contratto. Tra le cause della mancanza di sufficiente uso di ragione la giurisprudenza rotale indica la malattia mentale sensu stricto (psichosi) e ciò in una forma permanente cioè abituale nonché qualsiasi grave turbamento psichico, come per stato di complete ubriachezza, o di ipnosi o per effetto di sostanze tossiche. Tale incapacità è stata inoltre prevista dal codice e riguarda la persona minore di sette anni.
EN
Conformemente al can. 1067 del Codice di Diritto Canonico la Conferenza Episcopale Polacca ha emanato – l’11 marzo del 1987 l'istruzione sulla preparazione al matrimonio nella Chiesa cattolica". Nella parte prima del documento si tratta della preparazione pastorale al sacramento, la seconda invece è stata consacrata all'esame degli sposi, alle pubblicazioni ed in genere alle investigazioni prematrimoniali nonché ai matrimoni misti. Nello suo studio l'autore presenta un vasto commento sulla Istruzione sottolineando tra l'altro l'importanza del documento per la prattica pastorale.
Ius Matrimoniale
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2013
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vol. 24
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issue 18
219-232
EN
The author presents and comments on the Rotal decision (negative) issued in the second instance after appealing against the decision (positive) issued in the first instance (by one-man tribunal) by the respondent due to a serious lack of the evaluative analysis of both parties. The Rotal judge, after a thorough interpretation of the code-based expression discretio iudicii (including three elements), emphasizes that not always the lack of such analysis constitutes inability to come to a marital agreement. This inability shall constitute exclusively the serious lack of discretio iudicii, both in its internal and external aspects.
Ius Matrimoniale
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2013
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vol. 24
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issue 18
181-208
EN
This decision refers to a marriage contracted between Bernard and Martyna on 11 October 1969 (in Paris), which lasted for about ten years and then, on 21 January 1983 the man applied to the tribunal in Paris for annulment of the marriage due to his defectus discretionis iudicii and wife’s incapacitas assumendi. On 15 January 1987 the tribunal issued the pro nullitate decision only for the latter reason. After the appeal of the defender of the matrimonial tie to the tribunal of the second instance (in Versailles), on 17 May 1989 a negative decision for the appealed reason (Martyna’s incapacitas assumendi) was issued. After that Bernard appealed to the Roman Rota and on 24 April 1991 c. Lanversin bench proceeded to trial for three reasons for annulment of the marriage: 1) the respondent’s incapacitas assumendi (examined in the third instance); 2) the petitioner’s defectus discretionis iudicii (examined in the second instance); 3) the petitioner’s gravis metus reverentialis (added reason and examined in the first instance). On 19 January 1994 the Negative ad omnia decision was issued.
EN
Nel contrarre matrimonio non basta il semplice uso della ragione ma occorre "sufficiens discretio iudicii" seu "iudicii maturitas contractui proportionata" (Gasparri). Il grado di "discretio" sufficiente e necessario per poter contrarre validamente si detentiina in riferimento ai diritti ed obblighi essenziali che si debbono scambievolmente dare e ricevere nel porre in essere il matrimonio. La "discretion iudicii"non e che la capacità di intendere e di volere il matrimonio, e quindi di "eligere e deliberare" liberamente di porre in essere quest'atto. Il "defectus discretionis iudicii" pub essere causato delle nevrosi (neurastenia, psicastenia, isteria) o dalle psicopatie (nelle sue diverse forme). La giurisprudenza rotale ha sempre considerato che soltanto la nevrosi o la psicopatia grave pub impedire la "discretio iudicii" proporzionata al matrimonio. Tra le prove della mancanza della "discretio iudicii" un ruolo molto omportante si deve attribuire alle "peritio iudicia- lis" con la quale tuttavia il giudice non può essere determinato.
EN
Il can. 1095, n. 3 prevede che coloro che per cause di natura psichica non possono assumere gli obblighi essenziali del matrimonio, sono incapaci di contrarre matrimonio. È stata infatti la giurisprudenza postconciliare della Rota Romana a delineare, nell'ambito della più generale incapacità al consenso matrimoniale, questa figura di deifetto di consenso che presenta aspetti del tutto peculiari. Dopo aver indicato gli obblighi essenziali matrimoniali (rispetto al "bonum prolis", al "bonum coniugum" al "bonum fidei" e al "bonum sacramenti") l'autore si occupa delle cause della incapacità, delle "proprietà" di essa (l'incapacità grave, antecedente, perpetua, assoluta - alcune questioni tuttavia sono dubbie), del ruolo dei periti nei processi matrimoniali "ob incapacitatem ex can. 1095, n. 3" e del carattere del titolo di nullità, previsto nel canone.
Ius Matrimoniale
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2013
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vol. 24
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issue 18
209-218
EN
In the decision of the Roman Rota c. Jarawan the case of invalidity of the marriage due to inability to take up significant marital obligations by the respondent was examined and decided (a negative decision was issued in the first instance and a positive in the second instance). The Rotal judges subjected the decision of the second instance to decisive criticism by, i.a., a few experts, and decided that it indicates the acceptance of relative inability by the court, which is clearly inconsistent with the canonical norm 1095, n. 3 of the Code of Canon Law.
EN
Nella disposizione di apertura del titolo "De matrimonio" nel CIC (can. 1055) - viene subito tracciata una definizione e descrizione del matrimonio diretta a mettenere in luce gli aspetti più significativi e caratterizanti, quelli che meglio esprimono la concezione di questo istituto a fondamento della nuova legislazione. L’autore presenta l’analisi di quella definizione del matrimonio riferendosi nello stesso tempo alla visione di questo istituto (fortemente giuridicizzata) , presentata nel codice 1917 ed anche alla dottrina della costituzione del Concilio Vaticano II "Gaudium et spes" riguardante il matrimonio (visto essenzialmente come un rapporto interpersonale tra uomo e donna).
EN
Secondo il can. 1081 § 2 del codice di diritto canonico precedenta solo il "bene della prole "deve considerarsi come elemento essenziale dell'oggetto specifico del matrimonio. In applicazione di questo principio, il can. 1086 § 2 dello stesso codice conclude che se "una delle parti o ambedue escludono con un atto positivo di volontà ogni diritto all'atto coniugale contraggono il matrimonio invalidamente". Intanto il Concilio Vaticano II, nelle sue riflessioni pastorali sulla dignità del matrimonio, fra i punti che cercava di porre in piena luce, di evidenziare in nodo particolare, fu quello relativo al "bene dei coniugi "che questi conseguono mediante il loro reciproco aiuto e servizio. Seguendo le orme del magistero conciliare, la giurisprudenza e quindi l a Pontificia commissione per la revisione del codice di diritto canonico si sono adoperate ad affermare che non solo il "bonum prolis", ma anche il "bonum coniugum" é da ritenersi oggetto specifico del consenso matrimoniale, e quindi un momento essenziale del matrimonio. Dopo aver presentato l'evoluzione del testo del can. 1086 § 2 del codice del 1917 - fino alla redazione inserita nel can. 1101 & 2 del codice del 1983 - compiuta nel corso dei lavori della suddetta Commione  pontificia, l'autore assume una prova di esplicare il significato della locuzione" matrimonii essenziale a liquod elementum" dello stesso canone. Fra gli elementi essenziali del matrimonio di cui positiva esclusione provoca l'invalidita del patto coniugale annovera: il bene della prole (il diritto a gli atti coniugali; la generazione della prole; l'obbligo della protezione della vita concepita; l'educazione della prole), il bene dei coniugi che si concreta nelle loro relazioni interpersonali (la determinazione in concreto di relazioni interpersonali essenziali é rilasciata alla giurisprudenza) e la dignità sacramentale del matrimonio.
Ius Matrimoniale
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2011
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vol. 22
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issue 16
177-189
EN
L’autore presenta e commenta la sentenza rotale c. Erlebach emanata del 23 novembre 2006 nella quale si dichiara (in seconda istanza) non constare de nullitate riguardo al difetto dell’uso sufficiente dell’intelletto dalla parte della convenuta (can. 1095, n. 1 CIC) e, nello stesso tempo (in terza istanza), constare de nullitate riguardo alla incapacità della stessa convenuta ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, n. 3 CIC).
EN
The conclusion of the Concordat between the Holy See and the Republic of Poland on July 28, 1993 was undoubtedly an important event in the recent history of the mutual relations between the Polish state and the Catholic Church. However, due to the political disputes, the process of ratification of this international agreement was significantly delayed. The present paper discusses one element of this process, that is, the debate that was held at the sitting of the Sejm Committee for Foreign Affairs on 16 December, 1997. The debate concerned, among other things, the legislative procedure for ratification of the Concordat and the issue of including the Government’s interpretive declaration of 15 April, 1997 in the ratification act. As a result of the work undertaken by the Committee, the draft ratification act was submitted to the Sejm and subsequently adopted on 8 January, 1998. The Concordat was ratified on 23 February, 1998.
PL
Podpisanie w dniu 28 lipca 1993 r. Konkordatu między Stolicą Apostolską a Rzecząpospolitą Polską było ważnym wydarzeniem w najnowszej historii wzajemnych stosunków Państwa polskiego i Kościoła Katolickiego. Spory polityczne sprawiły jednak, że proces ratyfikacji tej umowy międzynarodowej znacząco przeciągnął się w czasie. W niniejszym opracowaniu przedstawiony został jeden z elementów tego procesu, a mianowicie debata przeprowadzona w trakcie obrad sejmowej Komisji Spraw Zagranicznych, jaka odbyła się 16 grudnia 1997 r. W jej trakcie poruszone zostały kwestie dotyczące trybu uchwalenia ustawy ratyfikacyjnej oraz włączenia do niej deklaracji interpretacyjnej Rządu RP z dnia 15 kwietnia 1997 r. W wyniku prac Komisji do Sejmu skierowany został projekt ustawy ratyfikacyjnej, którą uchwalono 8 stycznia 1998 r. Ratyfikacja Konkordatu nastąpiła w dniu 23 lutego 1998 r.
Ius Matrimoniale
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2011
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vol. 22
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issue 16
75-98
EN
Nel periodo dopoclassico (dal XIV alla fine del XVI secolo) dello sviluppo della dottrina canonistica sull’influsso dell’errore sulla qualità della persona riguardo alla validità del consenso matrimoniale gli autori, conformemente alla tradizione, considerano quell’errore come non invalidante il consenso. Fra di loro la maggior parte offre chiaramente la distinzione fra errore su una qualità (errore non movente) ed errore causa (error causam dans). Le fattispecie che propongono, sostantivamente corrispondono ai due differenti stati d’animo dell’errante, che sono espressi con la distinzione fra la volontà interpretativa e la motivazione della scelta. Secondo la tradizione, la figura dell’errore su una qualità invalidante il matrimonio fu sempre esaminata in connessione con l’errore sulla persona. Si nota l’unanimità degli autori nell’esigere una qualità individuante la persona come base del meccanismo invalidante dell’errore sulla qualità. Le loro esposizioni offrono molto scarsi spunti (Domenico Soto; Antonino di Firzenze) per quando riguarda un eventuale influsso invalidante dell’errore su una qualità comune.
Ius Matrimoniale
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2011
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vol. 22
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issue 16
191-210
EN
La sentenza presentata e commentata dall’autore riguarda la causa Reg. Triveneti seu Vicentina giudicata dal turno rotale (I. Caberletti, ponente, A.B. Bottone, G. Erlebach) in terza istanza dal titolo del difetto grave della discrezione di giudizio (can. 1095, n. 2 CIC) nonchè della incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, n. 3 CIC), in cui si dichiara la nullità del matrimonio sia dal primo sia dal secondo titolo.Si tratta di un caso in cui l’attrice era toccata dalla grave immaturità affettiva e dai disturbi del sè (disturbo borderline di personalità scondo D.S.M.), causati dalle esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia e l’adolescenza.
20
100%
PL
Do znaczących zmian wprowadzonych przez motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus Franciszka, stanowiących zupełne novum w stosunku do obowiązującego do niedawna ustawodawstwa, jest ustanowienie processus matrimonialis brevior coram Episcopo. Jest to szczególny rodzaj postępowania o stwierdzenie nieważności małżeństwa, który może mieć zastosowanie w przypadkach, w których prośba została zgłoszona przez obojga małżonków lub przez jednego z nich za zgodą drugiego i jest poparta szczególnie oczywistymi argumentami. Poza szybkością i uproszczeniem procedury, proces ten wyraża szczególną troskę i czujność biskupa diecezjalnego w stosunku do swoich wiernych zatroskanych o swój status małżeński. Proces skrócony przed biskupem, jakkolwiek stanowi znaczące novum w stosunku do ustawodawstwa obowiązującego w 2015 r., to jednak ma swoje głębokie zakorzenienie w tradycji kanonicznej, sięgającej pierwszych stuleci chrześcijaństwa. Autor ukazuje najpierw starożytną instytucję episcopalis audientia, wprowadzoną po edykcie cesarza Konstantyna, podtrzymywaną przez ustawodawstwo imperialne, następnie omawia władzę sądowniczą biskupa w okresie średniowiecza (wykazując, że ewolucja systemu wymiaru sprawiedliwości, w wyniku której powstał urząd oficjała, nie wykluczała w żaden sposób osobistego wykonywania jurysdykcji przez biskupa), wreszcie przedstawia biskupa jako sędziego w okresie od Soboru Trydenckiego do KPK/83. Nadzwyczajny charakter procesu skróconego przed biskupem oznacza z jednej strony daleko idące uproszczenie procedury, z drugiej zaś wskazuje na centralną rolę biskupa w posłudze sądowniczej, którą wykonuje jako najwyższy sędzia w swoim Kościele partykularnym. Proces małżeński skrócony przed biskupem jest więc bardziej powrotem do starożytności niż absolutnym novum. Znacząca jest m.in. analogia zachodząca między starożytną instytucją episcopalis audientia i processus brevior. Franciszek nie chciał jedynie przybliżenia do procedur już istniejących innego sposobu wykonywania potestas iudicandi (w przypadku oczywistej nieważności małżeństwa), lecz przede wszystkim miał na uwadze przywrócenie bardziej autentycznego i głębszego znaczenia misji biskupa diecezjalnego.
EN
The establishment of the processus matrimonialis brevior coram Episcopo is a significant change introduced by Pope Francis’ motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, which is a complete novelty in relation to the legislation in force until recently. This is a special type of marriage annulment proceedings that may apply in cases where the request was made by both spouses or by one of them with the consent of the other and is supported by particularly obvious arguments. In addition to the speed and simplification of the procedure, this process demonstrates the special care and vigilance of the diocesan bishop in relation to his faithful who are concerned about their marital status. An abbreviated process held before a bishop, while constituting a significant novelty in relation to the legislation in force in 2015, is deeply rooted in the canonical tradition, dating back to the first centuries of Christianity. The author first presents the ancient institution of episcopalis audientia, introduced by Emperor Constantine’s edict, sustained by imperial legislation; then the judicial authority of the medieval bishop is discussed (showing that the evolution of the justice system, under which officials emerged, did not exclude in any way the personal exercise of jurisdiction by a bishop), and finally the bishop is presented as a judge in the period from the Council of Trent to CIC/83. The extraordinary nature of the abbreviated trial before a bishop implies, on the one hand, a far-reaching simplification of the procedure, and on the other hand, indicates the central role of the bishop in judicial ministry which he performs as the supreme judge in his particular Church. The abbreviated marital process before a bishop is more like a return to antiquity than an absolute novelty. There is a significant analogy between the ancient institutions of episcopalis audientia and processus brevior. Pope Francis did not merely want to harmonize other methods of exercising potestas iudicandi (in the case of obvious invalidity of marriage) with the already existing procedures, but first of all to restore a more authentic and profound meaning of the mission of the diocesan bishop.
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